Negli ultimi 5 anni il settore delle utilities (fornitura pubblica di servizi ed energia come gas, acqua, elettricità, telefonia) ha visto un notevole spostamento negli investimenti, finalizzato a trarre vantaggi concreti dalle innovazioni tecnologiche che permettono di coinvolgere il cliente aumentandone la sua consapevolezza, migliorare l’efficienza e ridurre i costi. Infatti fino a pochi anni fa l’80% degli investimenti delle utilities era indirizzato verso il software aziendale, ora quegli stessi investimenti sono impiegati nello sviluppo di reti intelligenti.
Per capire quanto siano ampi siano i margini di intervento in questo mercato e le possibilità in termini occupazionali bastano pochi semplici numeri:
le perdite energetiche a livello globale, causate dalla “non intelligenza” delle reti di distribuzione, sono calcolabili tra il 40 e il 70% della produzione;
la Us Energy Information Administration (Eia), nel suo rapporto previsionale sull’energia (Outlook 2007), stima che la domanda energetica negli Usa crescerà del 39% entro il 2030, raggiungendo i 5,8 miliardi di Megawatt-ora;
secondo l’Ontario energy board, 170 miliardi di KWh sono sprecati dai consumatori ogni anno a causa di informazioni scarse o non corrette sull’utilizzo dell’energia;
uno studio di Mc Kinsey ha evidenziato come l’82% dei dirigenti d’azienda intervistati preveda l’introduzione nei prossimi 5 anni di normative riguardanti i cambiamenti climatici;
l’Environmental and energy study institute rileva come il settore dell’efficienza energetica impieghi oggi negli Stati Uniti 8 milioni di unità e 450mila nelle energie rinnovabili;
secondo l’Eesi, la produzione del 20% del fabbisogno energetico Usa da energie rinnovabili creerà 185mila nuovi posti di lavoro entro il 2020, riducendo di 10,5 miliardi di dollari la bolletta energetica;
il Dipartimento per l’Energia Usa prevede che quella eolica coprirà il 20% del fabbisogno energetico americano entro il 2030.