Si è tenuto presso il Padiglione dell’Unione Europea ad Expo 2015 (e la redazione di NT24 era presente, il reportage è QUI) il convegno ‘Il rischio incendio nell’impianto elettrico’ promosso da AICE, l’Associazione che all’interno di ANIE Confindustria rappresenta i produttori di Cavi e conduttori elettrici. L’incontro si è configurato come un momento di riflessione tra tutti gli stakeholder del settore, per affrontare il tema della sicurezza legato agli incendi da cause elettriche e sensibilizzare le Autorità competenti sul tema.
L’incontro è stato aperto da Giancarlo Caratti, Vicecommissario Generale per la partecipazione dell’UE al World Expo 2015 e a capo della Task Force UE Expo 2015, a cui sono seguiti gli interventi dei rappresentanti dei produttori di cavi, dei referenti dell’ente normatore italiano CEI e dell’ente di certificazione IMQ.
Presente all’appuntamento anche Michele Mazzaro, Dirigente del Nucleo Investigativo Antincendi del Corpo Nazionale Vigili del Fuoco, che ha sottolineato come ogni anno circa il 20% del totale degli interventi realizzati dal Corpo è originato da incendi da cause elettriche, senza contare tutti i piccoli incendi in cui i Vigili del Fuoco non vengono chiamati ad intervenire direttamente.
L’industria dei Cavi e conduttori elettrici sarà presto toccata da una novità normativa di rilevante portata: dal 1° dicembre 2015, infatti, anche per questa famiglia di prodotti da costruzione entrerà in vigore il Regolamento CPR, Construction Products Regulation. Si tratta di un nuovo linguaggio europeo armonizzato obbligatorio per tutti gli Stati membri, che porterà una maggiore trasparenza per l’utilizzatore finale di cavi, ma anche una maggiore responsabilità per i loro produttori. La marchiatura obbligatoria CE infatti non potrà più essere solo frutto di un’autocertificazione, ma dovrà essere rilasciata da un ente notificato. Ogni cavo sarà così dotato di un certificato di performance che lo classificherà in base al comportamento del prodotto al fuoco, senza distinzioni in termini di destinazione d’uso del cavo o di materiale conduttore utilizzato. Un passo avanti rispetto agli attuali standard, in un’ottica di maggiore sicurezza dell’impianto elettrico in qualsiasi tipo di costruzione o opera di ingegneria.
Se non si conoscono le cause di un incendio spesso si parla impropriamente di “corto circuito”, eppure con un’attenta prevenzione e realizzando impianti a regola d’arte con componenti sicuri e di qualità la propagazione del fuoco, l’oscuramento degli ambienti invasi dal fumo e la diffusione di gas tossici potrebbero essere ridotti, se non eliminati del tutto, con un risparmio considerevole in termini di costi sociali, infortuni alle persone e danni alle cose. Si tratta però di un problema spesso del tutto sottovalutato nel nostro Paese.
“La nostra Associazione da tempo lavora per portare all’attenzione dei decisori pubblici e degli stakeholder di riferimento il tema della sicurezza – commenta Stefano Bulletti, Presidente di AICE –. Il nostro impegno, sia a livello di lobby che a livello tecnico e normativo, è quello di ottenere standard prestazionali dei prodotti sempre più alti. Perché la sicurezza è una cosa seria”.
“Viviamo in un Paese vecchio e obsoleto – prosegue il Presidente Bulletti – con un patrimonio edilizio che troppo spesso è lasciato all’incuria: con un serio programma di manutenzione potrebbe ripartire il settore delle costruzioni. Le tecnologie per mettere l’Italia intera a norma e all’avanguardia con i più moderni ed elevati standard ci sono”
L’industria italiana dei Cavi e conduttori elettrici è espressione d’eccellenza delle tecnologie made in Italy, particolarmente apprezzate sui mercati esteri. Nel 2014 ha generato un fatturato aggregato pari a 2,6 miliardi di euro, in flessione del 4,6% rispetto all’anno precedente. Boccata d’ossigeno per il comparto arriva dalle esportazioni, che si attestano a 2,3 miliardi di euro, con una crescita rispetto al 2013 dell’1,7%. È proprio dall’export che è stato prodotto il 90,4% del giro d’affari del comparto nel suo complesso. Permangono invece perplessità relativamente al mercato interno, segnato ancora da una notevole fragilità della domanda legata ai mancati investimenti in infrastrutture e costruzioni, che registra un ulteriore -8,8% rispetto all’anno precedente.