Edifici intelligenti, integrati, connessi: queste le caratteristiche che contraddistinguono i cosiddetti Smart Building, gli edifici del futuro, che, da qualche anno, sono già una concreta realtà. Ma che cosa definisce realmente uno Smart Building? Quando un edificio può essere davvero considerato “smart”?
La definizione di Smart Building
Per Smart Building si intende un edificio in cui gli impianti in esso presenti sono gestiti in maniera intelligente ed automatizzata, attraverso l’adozione di una infrastruttura di supervisione e controllo degli impianti stessi, al fine di minimizzare il consumo energetico e garantire il comfort, la sicurezza e la salute degli occupanti, assicurandone, inoltre, l’integrazione con il sistema elettrico di cui il building fa parte.
Gli elementi chiave alla base di uno Smart Building
Inoltre, andando più nello specifico, possiamo affermare che uno Smart Building si definisce tale quando ha, al suo interno, quattro elementi chiave che lo supportano:
• Building devices and solutions: ossia quelle tecnologie di generazione di energia, di efficienza energetica, di safety&security e tutti quegli impianti che garantiscono il comfort, la sicurezza e la salute dei suoi occupanti;
• Automation technologies: ovvero la sensoristica connessa agli impianti, finalizzata alla raccolta dati, oltre agli attuatori che eseguono sugli impianti i comandi elaborati dalle «Piattaforme di controllo e gestione»;
• Piattaforme di controllo e gestione: software che raccolgono, elaborano e analizzano i dati acquisiti dalla sensoristica installata sugli impianti;
• Connectivity: mezzi di comunicazione, wireless o cablati, che permettono la comunicazione tra sensori, attuatori e la piattaforma di controllo e gestione.
Risulta dunque evidente come, per parlare davvero di Smart Building, sia necessario che tutti questi elementi debbano essere non solo presenti, ma anche integrati tra loro.
Lo Smart Building Report 2020 dell’Energy&Strategy Group
Che quella degli edifici intelligenti sia, ad oggi, una tematica che desta grande interesse e necessità di confronto, ce lo conferma il team di Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano che, da pochi giorni, ha reso noti i risultati del secondo Smart Building Report, realizzato per consegnarci una chiara ed esaustiva fotografia sullo scenario attuale degli Smart Building in Italia.
Lo Smart Building Report 2020 del Politecnico, giunto alla sua seconda edizione e presentato lo scorso 10 febbraio attraverso un evento online, si è basato più di 100 interviste effettuate ai principali operatori di mercato, e, oltre a fotografare la situazione attuale del comparto Smart Building nel nostro paese, con particolare attenzione al volume d’affari ad esso legato, ha anche presentato il contesto normativo in cui questo si inserisce, con un focus specifico sul Superecobonus.
L’evoluzione del paradigma dell’edificio smart: verso la smart city
Se, nei primi anni della sua esistenza, il concetto di Smart Building veniva legato principalmente a soluzioni che cercassero di gestire e ottimizzare l’energia in ottica di un risparmio energetico, col tempo, l’evoluzione tecnologica del settore Smart Building è stata significativa e ha fatto sì che, quello che possiamo definire come il “paradigma dell’edificio smart”, diventasse molto più complesso e articolato nella sua definizione. Non più incentrato esclusivamente sulle prestazioni energetiche dell’edificio, il concetto di Smart Building si è incominciato ad ampliare, annettendo nuove categorie in grado di offrire nuove tipologie di servizi, a partire dalla Safety/Security, continuando con quella relativa al comfort domestico, per poi giungere all’ultima arrivata, ma non per questo meno importante, la categoria Health.
Il settore annovera oggi al suo interno svariate aree di competenza e diversi attori, che necessitano di stare al passo coi tempi e crescere nell’ottica di questo nuovo approccio integrato, tenendo sempre presente l’utilizzatore finale. L’obiettivo è quello di passare, da un’ottica “verticale” dove ogni singola piattaforma non comunica con il resto dell’edificio, a soluzioni realmente integrate e modulari, che possano essere interoperabili e dialogare tra loro. Si giungerà così a creare un vero e proprio ecosistema che potrà interagire con altri ecosistemi nello stesso distretto (smart district), fino ad arrivare alla creazione di una vera e propria smart city.
Il volume di affari e gli investimenti legati allo Smart Building in Italia
Pare che, nel 2019, anno a cui si riferiscono i dati del Report, gli investimenti a favore di questo settore abbiano superato gli 8 miliardi di euro, ma che, di questi investimenti, solo il 25%, ossia 2 miliardi, siano andati a coprire realizzazioni considerabili realmente in chiave “smart”.
Salta subito all’occhio come, di questi 2 miliardi investiti in ottica smart, la stragrande maggioranza (ben il 75%) siano rivolti a potenziare i Building Devices&Solutions (le tecnologie di generazione di energia, di efficienza energetica e che garantiscono il comfort, la sicurezza e la salute degli occupanti), mentre il restante 25% sia ripartito in modo omogeneo tra Automation Technologies (13%), la sensoristica finalizzata alla raccolta dati, e le Piattaforme di gestione e controllo (12%), i software che queste informazioni raccolgono, elaborano e analizzano grazie a strumenti di comunicazione (Connectivity) che ne permettono il passaggio.
Più nel dettaglio, all’interno delle Building devices&solutions, vale la pena notare come il settore energetico continui ad essere quello trainante (con 3 miliardi, pari al 55%), un primato che si conferma anche nelle soluzioni più propriamente smart (800 milioni su 1,5 miliardi, cioè il 53,2%), a riprova di come l’efficientamento energetico e la produzione da fonti di energia rinnovabile siano ancora le tematiche preponderanti. I restanti 2,5 miliardi di investimenti totali sono suddivisi tra comfort (25%, 1,3 miliardi) e sicurezza (20%, 1,1 miliardi), mentre, al momento del report, era ancora marginale (0,3%) il ruolo delle tecnologie legate alla salute.
SRI: quanto è smart il tuo edificio?
Un’altra interessante sezione dello Smart Building Report riguarda l’indicatore SRI (Smart Readiness Indicator) per gli edifici e la survey commissionata per conoscere come il mercato stia accogliendo questo nuovo strumento.
Lo SRI è un indicatore nato per trovare una metodologia di calcolo comune a livello europeo, atta a stabilire il livello di «intelligenza» di un edificio. Grazie a questo indicatore sarà quindi possibile quantificare, su basi condivise, il livello di smartness degli edifici cosicché si abbaino le basi per scegliere se, e in che modo, agire sull’edificio per apportarvi miglioramenti, e in quali ambiti. L’indicatore SRI mira, da un lato, ad aumentare la consapevolezza in merito ai vantaggi che le tecnologie intelligenti possono portare dal punto di vista energetico e di comfort, e dall’altro, a motivare i consumatori ad investire su questo tipo di tecnologie.
Il metodo di calcolo SRI
Ma come è possibile calcolare l’intelligenza dell’edificio e venire a conoscenza della sua performance? A tal fine, sono state realizzate tre differenti metodologie di valutazione:
• Metodo A – semplificato online: una procedura di autovalutazione realizzata tramite una serie di facili domande. Per la sua formula di autovalutazione, tuttavia, questo metodo non consente di rilasciare una certificazione formale;
• Metodo B – valutazione approfondita: una valutazione tramite check list realizzata in loco da un esperto qualificato. Il certificatore deve verificare quali servizi «smart ready» siano presenti nell’edificio oggetto d’esame e il loro livello di funzionalità;
• Metodo C – valutazione della performance: valutazione a posteriori tramite il monitoraggio e la misurazione dei dati dell’edificio.
La survey sullo SRI: fattori a favore e possibili ostacoli
Dalla survey è emerso grande interesse verso questo strumento, reputato dal 65% degli intervistati molto utile per classificare e comparare gli edifici attraverso un unico indice. Se i fattori positivi sono dunque la capacità dello strumento a stimolare l’innovazione tecnologica del building, ciò che potrebbe frenare gli investimenti sono la lentezza dei processi autorizzativi, la vetustà del parco edilizio nazionale e l’atteggiamento restio nell’abbattere vecchi edifici anche privi di comprovato valore storico/artistico e, infine, l’impossibilità di un calcolo effettivo dei benefici economici ottenibili.
L’incentivo del Superecobonus è sufficiente per muovere gli investimenti nel settore Smart Building?
Dal punto di vista normativo, se da un lato è evidente lo sforzo messo in campo dallo Stato attraverso il Decreto Rilancio e l’attuazione del Superecobonus per contrastare gli effetti negativi della pandemia sul settore, dall’altro, pur avendo riscosso molto interesse, questo strumento non risulta sufficiente ad oggi per incanalare in maniera sicura gli investimenti principalmente a causa dell’incertezza sull’estensione del periodo di validità, dell’obbligo di congruità urbanistica e dell’assenza di indicazioni sui processi di controllo successivi all’investimento.
Risulta fondamentale dunque, a questo proposito, promuovere una campagna di sensibilizzazione mirata e chiara per illustrare i benefici tangibili che derivano dall’introduzione di queste tecnologie, così da stimolare la riqualificazione del parco immobiliare italiano. Oltre a tutto ciò che si è già detto, è evidente come l’attuale contesto di pandemia globale giochi un ruolo fondamentale a livello psicologico sui proprietari che sono molto più restii ad investire in serenità.
L’opinione di Carmine Battipaglia, presidente del CNA
All’evento di presentazione dello Smart Building Report 2020, è intervenuto anche Carmine Battipaglia, in qualità di Presidente del CNA. Battipaglia, allacciandosi alla riflessione relativa al Superecobonus, ha sottolineato come quello del nostro governo sia stato un intervento sì pregevole, ma di cui non si deve abusare e di come, piuttosto, bisognerebbe impegnarsi maggiormente a creare una cultura della tecnologia che sia condivisa da tutti (a partire dai fornitori, passando per gli installatori, fino ad arrivare all’utente finale), affinché il paese possa arrivare ad una maturità tecnologica tale da far rientrare, questa tecnologia, con naturalezza nella propria quotidianità. Solo in questo modo si potrà compiere il decisivo passo in avanti.
Le basi dunque sono state gettate, ma è evidente che la strada per rendere davvero smart gli edifici delle nostre città è ancora molto lunga.
Marta Traino