Approvata dalle commissioni Ambiente e Finanze della Camera una risoluzione per la stabilizzazione dell’eco-bonus del 65% e per l’allargamento della platea degli interventi che possono godere di tale detrazione fiscale. “La risoluzione 7-00090 prevede che siano ampliati i soggetti fruitori dell’ecobonus del 65%, includendo tra gli aventi diritto anche gli interventi di riqualificazione energetica del patrimonio di edilizia residenziale pubblica – secondo Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera – quelli relativi alla riqualificazione energetica di edifici interi, gli interventi di consolidamento antisismico degli edifici ricadenti in aree al alta pericolosità sismica che, per ragioni di tipo amministrativo, non rientrano ancora nelle zone 1 e 2 di cui all’ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, e gli interventi di consolidamento antisismico dei beni immobili strumentali e delle strutture alberghiere.
Un effettivo vantaggio rispetto alle altre agevolazioni per l’edilizia, tenendo fermo l’attuale parametro che prevede una differenza di 15 punti percentuali fra ecobonus e agevolazione riconosciuta per gli ordinari interventi di ristrutturazione. Oltre a rafforzare le politiche ambientali, anche in vista degli impegni per la riduzione delle emissioni assunti dall’Italia a livello internazionale, la risoluzione indica una via praticabile da subito per dare maggiore sicurezza ai cittadini, rilanciare un settore importante come l’edilizia nel segno della qualità e ridurre sia le emissioni che le bollette degli italiani. Tra una casa costruita male e una costruita secondo i criteri del risparmio energetico, infatti, passa una differenza di bolletta energetica di ben 1.500 euro l’anno“.
Secondo il Movimento 5 stelle “rendere strutturale l’ecobonus almeno fino al 2020, potrebbe favorire il rilancio dell’occupazione e la riduzione dei costi delle bollette. Elementi tra l’altro condivisi da tutti i rappresentanti delle Associazioni di categoria delle realtà produttive italiane convinte che la stabilità dell’ecobonus fino al 2020, con una normativa orientata a promuovere l’uso delle tecnologie più efficienti, possa aumentare la produzione diretta e indiretta nazionale di 240 miliardi di euro e creare oltre 1,6 milioni di posti di lavoro, con un incremento del PIL medio dello 0,6%“. La risoluzione, approvata la scorsa settimana in commissione, verrà discussa al prossimo Consiglio dei Ministri.