L’industria italiana del fotovoltaico rappresentata da Gifi, Assosolare e Aper, da sempre è a favore del libero mercato e delle regole che garantiscono la concorrenza leale tra i diversi Paesi produttori di tecnologie, nel pieno rispetto delle norme sul commercio internazionale. Il Regolamento UE n. 182/2013 mira a tale obbiettivo ed ha l’intenzione condivisibile di proteggere la produzione europea.
Tuttavia i dazi – proprio ora che gli incentivi si stanno esaurendo – allontanerebbero il settore da quella grid parity che per la maggior parte degli operatori appare ormai a portata di mano. Preoccupano poi i tempi e i modi di applicazione: la Commissione potrebbe infatti decidere a giugno di riscuotere tali dazi dagli importatori in maniera retroattiva sui pannelli registrati da inizio marzo. Inoltre, il loro ammontare definitivo, se saranno ritenuti necessari, sarà fissato solo alla conclusione dell’indagine prevista per dicembre. Riteniamo quindi che qualsiasi decisione debba avere effetto solamente a partire da quella data.
Tali incertezze applicative hanno già avuto come effetto quello di bloccare i finanziamenti di molti progetti con conseguenze molto pesanti per gli operatori. Infatti tale provvedimento ha già messo in difficoltà numerosi imprenditori, che si trovano quotidianamente a combattere contro continue modifiche normative e regolatorie, in un settore già in grossa difficoltà.
Non va dimenticato poi come la filiera del fotovoltaico sia rappresentata da tanti anelli: dai produttori di energia agli installatori, dai fornitori di altre componenti agli studi di progettazione. Con l’incertezza attualmente introdotta, il mercato europeo del fotovoltaico potrebbe altresì subire una contrazione dell’occupazione, stimata in oltre 200 mila addetti, e una perdita del valore aggiunto lungo la catena del valore del FV e del relativo indotto nell’economia della UE.
L’intenzione di proteggere la produzione europea mette in difficoltà molti imprenditori nazionali del fotovoltaico e, alla fine dell’indagine, il risultato potrà generare alla molteplicità delle aziende danni che risultano ben superiori ai benefici acquisiti da una parte minoritaria di esse.