Per “apparecchio di illuminazione” si intende un sistema che distribuisce, filtra o trasforma la luce emessa da una o più lampade e che include, ad eccezione delle lampade stesse, le parti necessarie per fissarle e proteggerle (ove è necessario) e i circuiti ausiliari, compresi i cavi, per l’alimentazione elettrica.
Le caratteristiche costruttive degli apparecchi dipendono dai componenti usati per diffondere, proiettare e schermare la luce, ossia: riflettori; rifrattori; diffusori; schermi.
Gli apparecchi di illuminazione sono generalmente provvisti di un riflettore (talvolta associato ad altri elementi di controllo della luce) allo scopo di creare una specifica ripartizione delle intensità luminose.
La riflessione speculare si ha quando il raggio incidente, quello riflesso e la normale alla superficie giacciono sullo stesso piano e l’angolo di riflessione è uguale all’angolo d’incidenza.
I riflettori speculari sono impiegati quando si richiede una distribuzione del flusso luminoso abbastanza precisa, come ad esempio per proiettori e faretti.
Un riflettore, se curvo, può essere circolare, parabolico, ellittico, iperbolico, a cicloide, o può avere come sezione un qualsiasi altro profilo per adattarsi ad un’applicazione particolare. Il rifrattore è quel componente necessario per dare un controllo direzionale alla luce in corrispondenza della superficie di emissione dell’apparecchio; esso viene necessariamente accoppiato al riflettore.
Il funzionamento dei rifrattori è riportato nella fig. 2. Il rifrattore per apparecchi da interni consiste generalmente in un pannello traslucido di materiale plastico, montato al di sotto delle lampade.
Esso è liscio superiormente, mentre presenta dei prismi conici o piramidali sulla superficie inferiore.
I rifrattori permettono di modificare la curva fotometrica delle lampade entro limiti più estesi che non i riflettori e con perdite di flusso minori.
L’impiego del diffusore, costituito da materiale trasmittenti-diffondenti, ha come effetto l’ingrandimento della dimensione apparente della sorgente in modo da ridurne la luminanza, quindi il grado di abbagliamento. I diffusori sono comunemente costruiti in vetro opale o plastiche traslucide (polistirene o acrilico).
Altri materiali diffondenti utilizzati negli apparecchi decorativi possono essere anche la carta pergamenata e stoffe di vario genere, impiegate nei paralumi.
Lo schermo è necessario per controllare la luce emessa dall’apparecchio o per nascondere le lampade dalla vista. Le funzioni di schermatura possono essere esplicate dallo stesso corpo dell’apparecchio o da sistemi applicabili allo stesso. In generale, gli apparecchi sono tali che la lampada o le lampade non siano visibili dalle direzioni di osservazione più ricorrenti, cioè sopra i 45° dalla verticale.
Modalità di installazione e classificazione fotometrica
Gli apparecchi di illuminazione possono essere identificati secondo la modalità di installazione: a soffitto; a parete; da incasso; a sospensione; a binario; da tavolo; a pavimento; a pinza; per mobili; da giardino; da incasso a terra.
Per quanto riguarda le caratteristiche elettriche, meccaniche e termiche di sicurezza del prodotto, si deve fare riferimento alla Norma CEI-EN 60598-1. Gli apparecchi per l’illuminazione generale vengono abitualmente classificati in funzione della percentuale di flusso totale emesso dall’apparecchio sopra e sotto il piano orizzontale passante per l’asse della lampada. La curva polare di ripartizione del flusso emesso nelle varie direzioni può prendere diverse forme, e ciò in base al disegno specifico del singolo apparecchio.
Una classificazione corrente raggruppa gli apparecchi in cinque categorie: a luce diretta e semi-diretta, mista, indiretta e semi-indiretta. A questa classificazione se ne aggiunge un’altra riguardante la “forma” della curva polare degli apparecchi (o lampade), in particolare di quelli destinati all’illuminazione localizzata: a fascio stretto (minore di 20°); a fascio medio (tra 20° e 40°); a fascio largo (maggiore di 40°). L’apertura del cono luminoso di un apparecchio è impiegata come parametro di classificazione dei “faretti” e delle lampade a riflettore; essa viene utilizzata soprattutto quando si desideri determinare l’interdistanza alla quale posizionare due apparecchi contigui per illuminare una superficie con buona uniformità. Per quanto riguarda la modalità di presentazione dei dati fotometrici sui cataloghi, si deve fare riferimento alla Norma UNI 10671.