Dal primo gennaio dello scorso anno sono divenute obbligatorie le disposizioni della Direttiva 89/392 CEE, meglio conosciuta come “Direttiva Macchine”.
Solo ottemperando a tali disposizioni i costruttori possono dotare le macchine di loro produzione della marcatura CE che consente la libera circolazione dei prodotti all’interno della Comunità Europea.
E’ importante osservare che senza marcatura CE le macchine non possono essere vendute neppure nel paese d’origine.
La Direttiva Macchine, che dal 1989 è stata più volte modificata da successive Direttive, ha come obiettivo il riavvicinamento delle legislazioni dei vari stati della Comunità in materia di macchine, e in particolare in materia di sicurezza e tutela della salute.
Per macchina la Direttiva intende “un insieme di pezzi o di organi, di cui almeno uno mobile, collegati tra loro, ed eventualmente con azionatori, con circuiti di comando e di potenza, ecc. connessi solidamente per un’applicazione ben determinata; segnatamente per la trasformazione, il trattamento, lo spostamento ed il condizionamento di un materiale”.
Inoltre va considerato come macchina anche un insieme di macchine e apparecchi che, per raggiungere uno stesso risultato, sono disposti e comandati in modo da avere un funzionamento solidale.
Sono escluse della Direttiva le macchine espressamente elencate all’art. 1 e le macchine i cui rischi sono previsti in modo specifico, in tutto o in parte, da altre direttive.
Ad esempio, una macchina i cui rischi dovessero essere prevalentemente di tipo elettrico ricadrebbero nella Direttiva di Bassa Tensione (72 / 23 / CEE), più recentemente modificata dalla Direttiva 93/68/CEE del 22 luglio 1993.
I requisiti essenziali di sicurezza che devono essere tenuti presenti nella progettazione e costruzione delle macchine sono specificati nell’allegato I della Direttiva.
Per il raggiungimento di tali requisiti si rendono necessarie soluzioni tecniche che la Direttiva non indica, ma lascia alle normative specifiche di settore.
Le norme tecniche
Le norme tecniche alle quali rifarsi per ottemperare alle disposizioni della Direttiva, sono quelle elencate sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea.
L’intero pacchetto normativo è stato suddiviso in tre famiglie, identificate con le lettere A, B e .
Le Norme A sono quelle di carattere generale, valide indistintamente per tutte le macchine.
Le Norme B comprendono gli aspetti e i dispositivi di sicurezza e si suddividono in:
– Norme B1 – Aspetti di sicurezza (per esempio distanze di sicurezza, principi ergonomici, prestazioni fisiche, ecc.);
– Norme B2 – Dispositivi di sicurezza (per esempio segnali acustici visivi, comandi a due mani, ripari, ecc.).
Le Norme C riguardano la sicurezza di macchine specifiche o di famiglie di macchine (ad esempio: per l’imballaggio, per la lavorazione del legno, ecc.).
Per quanto riguarda la parte elettrica della macchina il cosiddetto “equipaggiamento elettrico” di fondamentale importanza è la Norma CEI EN 60204-1 (fase 2119 E) “Sicurezza del macchinario. Equipaggiamento elettrico delle macchine. Parte I: regole generali”. Questa norma rientra nella famiglia B1 concernente gli “aspetti della sicurezza”. Essa tuttavia non com prende tutte le prescrizioni che sono necessarie o richieste da altre norme al fine di proteggere le persone da pericoli diversi da quelli elettrici (ad esempio le protezioni, gli interblocchi o i comandi).
Per soddisfare le prescrizioni della Norma CEI EN 60204-1, l’equipaggiamento elettrico della macchina deve superare positivamente tutte le verifiche prevista dalla norma mediante esame a vista e prove strumentali.
Le misure vanno effettuate con equipaggiamento completamente collegato alla macchina, in quanto non si possono ritenere sufficienti le prove condotte su parti separate dell’equipaggiamento elettrico, come ad esempio il quadro elettrico.
Verifiche a vista
Le verifiche a vista consentono di sincerarsi della conformità alle norme ed ai requisiti essenziali di sicurezza dei componenti, assemblaggi, cablaggi e delle tarature.
Prove strumentali
Le prove strumentali espressamente richieste dalla Norma CEI EN 60204-1 sono:
– prove di continuità del circuito di protezione;
– prova di compatibilità delle tensioni residue nei condensatori;
– prove di resistenza dell’ isolamento;
– prove di tensione applicata;
– prove di compatibilità elettromagnetica.
Continuità del circuito di protezione
La prova consente di accertare l’assenza di contatti incerti e di verificare che le cadute di tensione siano imputabili solo alla sezione del conduttore impiegato per le connessioni e non da altri fattori negativi di resistenza elettrica.
Lo strumento di prova deve fornire una bassissima tensione di protezione (PELV), in grado di far circolare fra il morsetto PE dell’equipaggiamento elettrico e la massa da verificare, una corrente alternata non inferiore a 10 A (a 50 Hz), per almeno 10 s.
Il valore rilevato dalla caduta di tensione non deve essere superiore a quello riportato nella tabella
(Caduta di tensione massima consentita sui circuiti di protezione equipotenziale.)
Lo strumento va collegato al circuito in prova come indicato nello schema di figura
(Collegamento dello strumento per la prova di continuità del circuito di protezione). Le versioni più evolute degli strumenti di prova effettuano automaticamente il confronto tra il valore della c.d.t. misurato e quello previsto dalla norma, quando viene preventivamente introdotto il valore della sezione del conduttore PE.
Tensioni residue
L’energia elettrica contenuta nei condensatori che immagazzinano una carica superiore a 60 µC (microcoulomb) può risultare pericolosa per via della corrente impulsiva soggetta a scraricarsi sulle persone che venissero in contatto con i terminali del componente.
Poiché la carica di 60 µC può essere accumulata da condensatori con capacità di 0,15 µF a 230 V o di 0,08 µF a 400 V, ne consegue che nella maggior parte dei casi con i condensatori elettrolitici in bassa tensione risultano pericolosi sotto questo profilo.
La Norma CEI EN 60204-1 richiede che la tensione ai capi dei condensatori che immagazzinano una carica 60 µC si riduca ad un valore non superiore a 60 V in un tempo non superiore a 5 s in generale e a 1 s nei casi in cui i terminali del condensatore fanno capo a parti esterne accessibili, come ad esempio la spina di alimentazione.
Il circuito di prova può essere quello riportato