Talvolta l’installatore è chiamato a realizzare l’impianto elettrico di locali ad uso medico situati in edifici residenziali. Premesso che, in conformità alla legge 46/90, l’impianto elettrico di questi locali deve essere progettato da un professionista iscritto all’albo, esso deve presentare caratteristiche di sicurezza particolari in quanto il rischio di elettrocuzione è decisamente più elevato rispetto agli ambienti ordinari.
Il rischio tuttavia è diverso a seconda delle funzioni svolte nel locale. Per questo motivo la norma CEI 64-4 “Impianti elettrici nei locali adibiti ad uso medico”, fornisce una classificazione dei locali alla quale è necessario riferirsi, ricorrendo, ad analogie per i casi non esplicitamente menzionati.
I locali interessati
Tra i locali menzionati dalla norma quelli di seguito elencati spesso fanno parte di edifici civili:
a) locali per esami di fisiopatologia, per esempio dove si eseguono elettrocardiogrammi od elettroencefalogrammi;
b) locali per idroterapia, per esempio dove si usano a scopo curativo acque, fanghi, vapori ecc.;
c) locali per terapia fisica, per esempio dove si usano a scopo curativo onde elettromagnetiche oppure si effettua l’emodialisi;
d) locali per radiologia dove le radiazioni ionizzanti degli apparecchi radiologici sono utilizzate a scopo terapeutico o diagnostico;
e) ambulatori medici tipo A dove si usano apparecchi elettromedicali con parti applicate al paziente e non si effettua l’anestesia generale come per esempio nella maggior parte dei gabinetti odontoiatrici;
f) ambulatori medici tipo B dove non si usano apparecchi elettromedicali o si usano ma sono privi di parti applicate al paziente come ad esempio molti locali visita.
NOTA – I locali per fisio-massoterapia e per scopi estetici sono assimilabili ai locali di cui ai punti da
a) ad e) dove si possono impiegare apparecchi elettromedicali od apparecchiature per uso estetico in ogni caso con parti applicate al paziente.
SISTEMI DI PROTEZIONE
Per questi locali la norma considera i seguenti sistemi di protezione:
– interruzione automatica del circuito, con messa a terra delle masse e masse estranee comunque accessibili e coordinamento con dispositivi atti ad interrompere l’alimentazione in caso di guasti pericolosi;
– uso di componenti di classe II o con isolamento equivalente;
– bassissima tensione di sicurezza, con tensione nominale in corrente alternata e continua non superiore, rispettivamente, a 25 e 60 V;
– separazione elettrica con controllo della resistenza di isolamento.
Ai metodi citati, ai fini della protezione contro i contatti indiretti, assume particolare rilevanza anche il provvedimento di egualizzazione del potenziale.
Poiché generalmente questi ambulatori sono di modesta estensione, la fornitura dell’energia è fatta direttamente dall’ente distributore in bassa tensione, e quindi con sistema TT. Inoltre poiché il valore della resistenza di terra Rt, deve soddisfare la relazione:
Rt < 25/Ia
il dispositivo di interruzione dell’alimentazione deve essere necessariamente un interruttore differenziale.
Si noti che le disposizioni normative più impegnative devono essere osservate solo per i locali ove si eseguono trattamenti medici, mentre per i locali di servizio (sale di attesa, locali bagno, docce ecc.) si devono adottare le regole generali valide per gli ambienti residenziali.
Locali per esami, cure e ambulatori tipo A
Per questi locali (punti da a) a e) dell’elenco) sono ammessi tutti i sistemi di protezione indicati ossia:
– interruzione automatica del circuito e adozione di interruttori differenziali con Idn < 30 mA;
– bassissima tensione di sicurezza;
– componenti di classe II o con isolamento equivalente;
– separazione elettrica con controllo dell’isolamento.
Il primo sistema, è quello generalmente adottato. Il secondo è in pratica un sistema di alimentazione impiegato solo per alcuni apparecchi elettromedicali (di classe III). Si osservi però che tali apparecchi, nell’impiego non medico non hanno bisogno della messa a terra delle parti conduttrici accessibili e sovente non portano il morsetto di terra. Il collegamento è invece indispensabile per uso elettromedicale, al fine di contenere sicuramente la corrente che può attraversare il paziente entro i valori ammessi in caso di guasto.
In presenza di particolari esigenze sanitarie, per esempio quando è richiesta la continuità nell’esercizio per pazienti sotto sorveglianza, può essere consigliabile adottare il metodo della separazione elettrica con controllo dell’isolamento.
Ambulatori tipo B
Per questi locali la protezione contro le tensioni di contatto viene realizzata mediante la messa a terra diretta delle masse e il coordinamento dei dispositivi di protezione di massima corrente o differenziali (preferibilmente con Idn < 30 mA) in modo che sia soddisfatta la relazione Rt < 25 /Ia. Possono comunque essere utilizzati i sistemi a bassissima tensione di sicurezza, componenti di classe II e la separazione elettrica con controllo della resistenza di isolamento. Nelle installazioni più semplici lo schema dei circuiti può essere ad esempio realizzato come indicato nella figura
in particolare è opportuno che comprenda:
– interruttore generale magnetotermico senza protezione differenziale;
– circuito prese locale ad uso medico con protezione contro le sovracorrenti e differenziale con Idn < 30 mA; (circuito 1);
– circuito relativo a tutti i punti luce, circuito prese dei locali diversi da quelli ad uso medico, con protezione contro le sovracorrenti e differenziale con Idn < 30 mA; (circuiti 2 e 3);
– eventuale circuito relativo ad apparecchio elettromedicale fisso (circuito 4).
L’eventuale protezione contro i contatti indiretti a monte del quadro può essere realizzata con interruttore differenziale di tipo S. Il tratto di conduttura compreso tra l’interruttore differenziale di tipo S e gli interruttori differenziali divisionali è realizzato in modo da ridurre al massimo il rischio di cortocircuito e non è posta in vicinanza di materiali combustibili. Occorre sempre tenere nella dovuta considerazione la delicatezza del servizio per evitare che un guasto nei circuiti esterni al locale ad uso medico possa disattivare l’alimentazione del suddetto locale. Anche a questo scopo, quando il locale ad uso medico è inserito in una unità abitativa, occorre sia alimentato con almeno una linea dedicata protetta da un interruttore differenziale avente Idn < 30 mA.
EQUALIZZAZIONE DEL POTENZIALE
La protezione contro i contatti indiretti dipende anche dall’equipotenzialità dei locali che si realizza predisponendo un nodo equipotenziale connesso al conduttore di protezione principale.
Le prescrizioni normative per l’equalizzazione del potenziale sono diverse in relazione al tipo di locali.
Ambulatori di tipo A
Negli ambulatori di tipo A, B il nodo equipotenziale può essere costituito da un conduttore in rame con sezione di almeno 16 mm² disposto ad anello (senza giunzioni) chiuso lungo il perimetro del locale e connesso a terra. All’anello equipotenziale devono essere collegate le sole masse estranee come indicato nella figura
(Collegamento delle masse estranee al collettore equipotenziale in ambulatorio di tipo A o B).
Ambulatori di tipo B
Negli ambulatori tipo B, quando sia stato previsto l’interruttore differenziale con Idn < 30 mA, è ammesso non applicare le prescrizioni inerenti l’egualizzazione del potenziale e quindi non è necessario predisporre il nodo o l’anello equipotenziale; siccome in sede di progetto difficilmente si è a conoscenza degli apparecchi elettromedicali che potranno essere utilizzati nel locale, è consigliabile adottare sempre le prescrizioni previste per gli ambulatori di tipo A. Locali per cure o esami Nei locali ove si effettuano cure o esami (punti da a) a d) dell’elenco riportato) devono essere collegati al nodo equipotenziale, in modo visibile e con possibilità di individuazione e accessibilità: – i conduttori equipotenziali delle masse estranee accessibili (ossia quelle poste ad un’altezza non superiore a 2,5 m dal pavimento del locale); – i conduttori di protezione delle masse (di macchine, apparecchi elettromedicali); – i conduttori di protezione relativi ai contatti di terra delle prese a spina la cui sezione deve essere almeno uguale a quella dei conduttori di fase; – i ferri di armatura del fabbricato, se possibile. La figura (Esempio di nodo equipotenziale per le masse estranee nei locali ad uso medico) riporta un esempio di collegamento equipotenziale. Le masse estranee da considerare sono quelle che possono chiudere un circuito elettrico verso terra e quindi comprendono le tubazioni idriche, del riscaldamento e del gas, infissi, tavolo operatorio fisso non elettrico, schermature contro disturbi, reti sotto pavimento ecc. Oltre alle parti metalliche di sui sopra, ve ne sono delle altre che, pur non avendo notevole estensione, possono costituire delle masse estranee e quindi vanno collegate al nodo equipotenziale. Naturalmente, ci sono anche delle piccole parti metalliche per le quali può sorgere il dubbio se collegarle o meno al nodo. In tutti i casi, per stabilire se si tratta di masse estranee, cioé di strutture metalliche che possono portare il potenziale di terra nel locale, si può ricorrere ad una prova di isolamento (Misura della resistenza verso terra di una struttura metallica per verificare se è da considerare come massa estranea). La struttura non deve essere considerata massa estranea se la resistenza verso terra ha un valore R > 0,5 Mohm.
Per le sezioni dei conduttori di protezione valgono le regole generali (Norma CEI 64-8), ossia:
– la sezione minima dei conduttori equipotenziali deve essere di 6 mm² rame;
– la resistenza dei conduttori che collegano le masse estranee al nodo comprensiva della resistenza di contatto delle connessioni, misurata con la modalità descritta della Norma CEI 64-4, non deve superare 0,15 ohm.