Gli ambienti a maggior rischio in caso di incendio si distinguono dai luoghi ordinari per il più elevato livello di rischio in caso di incendio.
Le cause elettriche che possono innescare un incendio sono diverse, in ogni caso i guasti di natura elettrica sono dovuti alla perdita di isolamento per decadimento delle caratteristiche dielettriche degli isolanti.
Maggiormente interessati a questo tipo di guasto sono i cavi, le giunzioni e derivazioni, gli interruttori, le prese, i quadri elettrici. I cavi costituiscono il fattore di rischio più consistente, in quanto la presenza di impianti elettrici con circuiti estesi e ramificati nei vari locali, non solo accresce la probabilità di innesco dell’incendio, ma anche la possibilità che i cavi costituiscano il veicolo di propagazione dell’incendio da essi stessi innescato o sviluppatosi per cause estranee all’impianto elettrico.
Inoltre, emettendo fumi e gas tossici e corrosivi, possono determinare danni ancora più ingenti a cose o persone.
E’ noto che la causa principale che ha provocato molte vittime negli incendi verificatisi negli ultimi anni in locali di pubblico spettacolo è da far risalire al fumo e ai gas tossici più che alle fiamme.
Criteri di individuazione
Il primo concetto da cui muovere per l’individuazione degli ambienti a maggior rischio in caso di incendio è la valutazione del rischio, inteso come il prodotto di due fattori:
– la probabilità del verificarsi dell’incendio;
– l’entità media del danno probabile stimato.
Tale prodotto può essere elevatissimo anche se uno dei due fattori è piccolo; si consideri infatti un ambiente caratterizzato da una limitata probabilità che possa svilupparsi un incendio, ma con presenza di numerose persone: in caso di incendio (pur se improbabile) il danno consisterebbe in vite umane e quindi sarebbe enorme.
L’individuazione degli ambienti a maggior rischio in caso di incendio è di competenza del progettista, il quale, a tale scopo, deve prendere in considerazione e valutare attentamente numerosi elementi.
La Norma CEI 64-8/7, pur non indicando con precisione quali luoghi devono essere considerati a maggior rischio in caso di incendio, al fine di definire le caratteristiche che l’impianto elettrico deve presentare, ha suddiviso tali ambienti in gruppi di appartenenza in relazione al tipo di rischio.
Assunto come metro di misura del rischio il danno prevedibile, la norma distingue:
– il danno alle persone il danno alle cose (intese come opere di valore, beni economici, ecc.); in relazione al tipo di:
– destinazione d’uso degli ambienti;
– struttura portante (dell’edificio);
– sostanze combustibili o infiammabili presenti nell’ambiente.
In conseguenza dei suddetti criteri di definizione del rischio la Norma individua tre categorie distinte, che per comodità denominiamo di tipo A, B e C, fornendo per ciascun tipo una serie di esempi.
Ambienti di tipo A
I parametri di individuazione di questi ambienti pericolosi sono definibili in funzione del rischio riferito all’incolumità delle persone e delle cose, inteso per queste ultime come danno ad oggetti di grande interesse e valore storico e culturale, come per esempio edifici monumentali, opere d’arte, documenti, codici, incunaboli, reperti archeologici ecc.
La individuazione degli ambienti di tipo A dipende da una analisi situazionale, per la quale la norma indica i seguenti parametri in base a quali accertare se il luogo sia o meno a maggior rischio in caso d’incendio:
– tipo di utilizzazione dell’ambiente;
– entità del danno ipotizzabile;
– densità di affollamento;
– massimo affollamento ipotizzabile;
– capacità di deflusso.
In questi ambienti la probabilità che si verifichi un incendio può essere anche minima; in ogni caso tuttavia l’entità del danno previsto è notevole e quindi il rischio è alto.
Per alcuni ambienti a maggior rischio di tipo A la Norma stabilisce anche alcuni valori minimi di soglia
(Parametri per l’individuazione di alcuni luoghi di tipo A).
Per altri in cui il rischio è più elevato (ospedali, ospizi, carceri, asili, ecc.) evidentemente non può esservi soglia minima.
Ambienti di tipo B
Altra categoria di ambienti a maggior rischio sono i luoghi facenti parte di fabbricati con struttura portante di materiale combustibile, che, in caso di incendio, comporterebbe potenzialmente la perdita di staticità dell’edificio con grave pericolo per le persone e le cose.
Inoltre il rischio dell’incendio si estenderebbe anche ad eventuali immobili vicini, data la notevole dimensione che le fiamme potrebbero assumere.
Ambienti di tipo C
Sono gli ambienti a maggior rischio in caso di incendio per la presenza di materiale infiammabile o combustibile in lavorazione, convogliamento, manipolazione o deposito, qualora non compresi in quelli di tipo A (2), quando la classe del compartimento antincendio considerato è uguale o maggiore di 30.
I materiali considerati sono i seguenti:
– materiali combustibili allo stato solido compatto o di aggregati o di fibre o di trucioli o granulari per i quali in pratica non si considera una temperatura d’infiammabilità.
Sono tali ad esempio il legno, la carta, i manufatti facilmente combustibili, la lana, la paglia, i grassi lubrificanti;
– sostanze allo stato liquido aventi temperatura d’infiammabilità superiore a 40 °C o alla massima temperatura ambiente e non soggette a lavorazione, convogliamento, manipolazione o deposito con modalità tali da consentire loro il contatto con l’aria ambiente a temperature uguali o superiori a quella d’infiammabilità. Gli elementi per definire se un ambiente rientra nel tipo C sono:
a) la presenza di materiale infiammabile o combustibile e quindi:
– il tipo di sostanza pericolosa;
– la quantità;
b) la classe del compartimento antincendio per la cui determinazione è necessario conoscere:
– la resistenza al fuoco;
– il carico di incendio specifico ;
– gli indici di riduzione.
La definizione dell’ambiente, se di tipo C o meno, risulta relativamente semplice nel caso di materiali combustibili; è molto più complessa nel caso dei materiali infiammabili e dei gas.
In questo caso l’esame può portare a definire il luogo, ordinario, a maggior rischio in caso di incendio, con pericolo di esplosione (di classe 1 o 3).
Infatti, se nel luogo è presente materiale infiammabile con temperatura di infiammabilità inferiore a 40 °C o alla massima temperatura ambiente, oppure tale materiale può entrare in contatto con l’aria ambiente a temperatura uguale o superiore a quella di infiammabilità (perché ad esempio durante la lavorazione è stato riscaldato), nell’ambiente può formarsi un’atmosfera esplosiva e di conseguenza è necessario osservare la Norma CEI 64-2 “Impianti elettrici nel luoghi con pericolo di esplosione”. Pertanto se la quantità di materiale infiammabile supera i limiti indicati nella suddetta norma
(Materiali che determinano luoghi C1, C3)
il luogo deve essere considerato di classe 1 (C1).
Se la quantità di materiale infiammabile è invece inferiore a tale limite, il progettista deve stabilire (in base all’art. 5.1.01b della Norma CEI 64-2) se tale quantità è significativa ai fini della formazione di un’atmosfera esplosiva, tenuto conto della temperatura di infiammabilità del materiale, del sistema di contenimento, lavorazione e deposito, delle condizioni di ventilazione e delle dimensioni del locale: in caso affermativo il luogo deve essere considerato di classe 3 (C3), in caso negativo si deve determinare la classe del compartimento antincendio per verificare se l’ambiente rientra nei luoghi a maggior rischio in caso di incendio di tipo C.
La tabella (Materiali che determinano luoghi C1, C3) riporta i limiti massimi indicati dalla norma 64-2 (art. 3.1.02) per le sostanze infiammabili oltre i quali il luogo deve essere considerato
di classe 1 (C1).